* Il FMI, nel nuovo rapporto di previsione diffuso alla metà di ottobre, ha ipotizzato la frenata del tasso di crescita del prodotto mondiale dal 3.6% del 2018 al 3.0% del 2019, assestando poi la stima per il 2020 al 3.4%. L’organizzazione ha in tal modo confermato l’assunzione di accelerazione del ciclo nell’anno venturo, con intensità tra l’altro ben superiore a quella proposta da OCSE poco tempo prima (2.9% nel 2019, 3.0% nel 2020).
* L’aumento di tono del ciclo è frutto per intero di una congiuntura più alta tra le aree emergenti, che in realtà si limiterebbero a riassorbire per intero lo scadimento dell’anno corrente (3.9%, -0.2), riportandosi al 4.6% (-0.1) nel prossimo; per l’aggregato delle economie avanzate, invece, il FMI non ipotizza alcuna accelerazione nel biennio, con passo invariato all’1.7% nel 2019 (-0.2), come nel 2020 (invariato), ai minimi dal 2016.
* Negli Stati Uniti il prodotto è aumentato delll’1.9% nel terzo trimestre, valore sopra consenso (1.6%) ma minimo da fine 2018; sull’anno, l’incremento è stato del 2.0%, minimo dal 2016; viene in tal modo confermata la traiettoria di rallentamento della crescita (2.2% nell’anno in corso, 1.5% nel prossimo), ma i rischi recessivi sono del tutto marginali. La Fed ha tagliato i tassi per la terza volta consecutiva, a contrasto dei rischi esogeni (protezionismo, Brexit), ma ha segnalato una probabile pausa.
* La crescita del reddito ha sorpreso al rialzo in termini congiunturali in Eurozona, con aumento del reddito dello 0.2%; lo scenario centrale è a favore di un modesta espansione nel prossimo biennio, ma la previsione soggiace a rischi al ribasso. La BCE ha confermato le misure espansive varate a settembre e salutato Draghi, che con la fine di ottobre lascia la presidenza.